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Jole e quel sorriso infinito alla Sofia Loren

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di Giuliana Scura
Foto L’espresso

Jole l’ho conosciuta al liceo. In una di quelle liturgie tipiche da accoglienza delle matricole quando i più grandi andavano a curiosare nella classi dei quartini (all’epoca si chiamava ancora ginnasio) alla ricerca di incroci familiari o solo per sfoltire quei ‘sei gradi di separazione’ che, in una città come Cosenza, fanno in fretta a sparire. “Sei la sorella di…? Ah, sì…quindi tuo padre…?” e roba del genere. Splendide vestali, lei e le sue compagne di classe, di una scuola che restituiva al mondo fratelli e sorelle e, quell’anno, l’ingresso era toccato proprio a me e Roberta. Aveva già all’epoca questo forte senso di responsabilità familiare, una caratteristica che poi ho avuto modo di notare a apprezzare nel tempo e che, ormai, è sotto gli occhi di tutti.

Jole per me resta questa ragazza. Liceale con un sorriso alla Sofia Loren, allieva onnivora di studi classici (complice una prof come la Merolla), pioniera che apre le strade della Capitale all’arrivo delle sorelle che sono sempre accanto a lei. Studentessa a tempo pieno, tenace e sognatrice.

Roma ha un obiettivo preciso nel sua sfera decisionale: studiare. Cosa che ha sempre fatto con straordinaria volontà e dedizione, curiosando anche tra quanto, a me, sembrasse arido da morire (lo studio della Giurisprudenza). Chiacchiere e sigarette, lasciate e riprese più volte, con uno stile forse inusuale per una ventenne che sembrava già adulta anche a noi che di anni ne avevamo solo due o tre di meno. Già posata, già amante di mobili antichi e suppellettile elegante, già più completa senza quelle dispersioni tipiche di una adolescenza avanzata. Un atteggiamento quasi ‘solitario’ nell’ordinaria massificazione studentesca di cui facevamo tutti parte che non era solitudine ma, al contrario, unicità molto probabilmente. 

Della politica non abbiamo mai parlato. Ma non banalmente per appartenenze diverse, semplicemente perché non era mai stato per noi momento di condivisione. La sua ascesa romana non l’ho vissuta da vicino ma sempre filtrata. Aveva scelto Roma e Roma aveva scelto lei, quella città che per me era stata una sconfitta personale, per lei era diventata il gradino dei successi professionali e politici. E anche lì era casa. Non so se si sia mai sentita un po’ capitolina, non ne aveva di certo la sicumera.

Quello che avevamo condiviso era altro rispetto a quella che è stata, poi, la sua immagine pubblica. Sono state le estati a Sangineto sotto un portico di fiori e famiglia, le serate senza fine al Borghetto con orari da rischiare la rappresaglia dei nostri genitori, le nottate al Castello a fare da coro a Guido Morgavi che, all’epoca, era il ragazzo famoso del gioco a quiz di Raimondo Vianello. E’ stato un breve soggiorno a Malito, territorio di famiglia, dove ho assaggiato prelibatezze e tradizioni intime. E’ stata Roma, certo, con le sue altalene di studio e divertimento, al piano bar dello Spago (locale bruzio/capitolino di Testaccio) o in discoteche sempre troppo distanti e irraggiungibili. Ricordo che una notte Jole mi telefonò a casa preoccupatissima (parliamo del ’91 al massimo, altro che cellulari) perché i nostri amici erano usciti e ancora non c’era traccia di rientro. Era molto accudente con le sorelle: “Giulia’ ma nemmeno a casa tua sono tornate? Ma mi dici chi erano?”. La tranquillizzo nel sonno ma fa in tempo a farmi una domanda su cui il mio torpore ha avuto la meglio. “Mi dici almeno con che macchina sono, casomai dovessimo avvisare la stradale…?”. Ed io: “Jo’…ah, sì, con una macchina DORATA!”. Ricordo la sua risata mista a resa perché non avrei saputo dirle neppure il modello, figuriamoci la targa, mostrando sicurezza su un colore così improbabile.

Io credo che Jole sia stata una ragazza intenta a smuovere le acque stagnanti, ovunque le trovasse e ovunque queste la rendessero immobile. Il breve corso della sua vita racconta questo. Insieme a quello che mi resta, oltre ai ricordi belli: una dedica di una canzone di Gino Paoli che non conoscevo o il consiglio su un libro da leggere (I leoni di Sicilia).